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PRIMO STASIMO
Le Erinni cantano e danzano nell'orchestra, mentre
Oreste si tiene stretto al simulacro di Atena.
CORO:
Una danza, una danza vogliamo danzare
poiché un canto d'orrore vogliamo intonare.
Ci vantiam di seguire Giustizia.
Ma se un colpevole, come l'uomo che ora fugge,
nasconde le mani insanguinate,
noi, vendicatrici in difesa del morto,
il riscatto esigiamo.
Strofe prima
O notte, tu che mi hai generata,
ora ascoltami: Apollo mi disprezza
e Oreste, cerbiatto che trema e si nasconde,
mi ha sottratto,
unico sacrificio che espiare possa sangue materno.
Su di Oreste il nostro canto funebre
dissennatore, folle, fuori di sè,
questo è l'inno delle Erinni,
che imprigiona la mente,
e tormenta gli uomini.
Antistrofe prima
Questa è la nostra sorte che ci ordinò la Moira:
chi dei mortali di strage fraterna si macchia
noi lo seguiremo sempre finchè la terra
non lo ricopra;
e anche morto rimarrà condannato per l'eternità.
Su di Oreste il nostro canto funebre
dissennatore, folle, fuori di sè,
questo delle Erinni è l'inno,
che imprigiona la mente,
e tormenta gli uomini.
Strofe seconda
Già assegnata era, quando nascemmo,
la nostra sorte.
Nessun dio ci può essere d'aiuto,
sciegliemmo di ogni casa d'essere
la rovina ed ora
sopra questo ci gettiamo,
e per quanto sia gagliardo,
con nuovo sangue l'abbattiam.
Antistrofe seconda
Nostra premura è liberare altrui, da questi pensieri
Orecchio a le preci che a noi si volgono,
gli dei non prestino,
né l'opera nostra inquisiscano.
Nessun dio ci può essere d'aiuto,
sciegliemmo di ogni casa d'essere
la rovina ed ora
sopra questo ci gettiamo,
e per quanto sia gagliardo,
con nuovo sangue l'abbattiam.
Strofe terza
Anche se giungono al cielo
fama e gloria degli uomini,
quando avanziam nelle nostre nere vesti,
sotto il maleficio del nostro piede
che danza e calpaesta
cadono al suolo disfatte, deserte d'onore.
Con un gran lancio dall'alto piombiamo,
vacilla il fuggiasco in sua corsa veloce,
e cade in miseranda rovina.
Antistrofe terza
Né chi rovina, nel turpe delirio,
del crollo s'avvede:
come caligine attorno lo scempio gli svola;
e si odono grida, e si odono voci
che come tempesta stan sopra la casa.
Con un gran lancio dall'alto piombiamo,
vacilla il fuggiasco in sua corsa veloce,
e cade in miseranda rovina.
Strofe quarta
Questa è la nostra legge,
Memori delle colpe e sorde
al pianto degli uomini
noi siam le Venerande,
senza onore né pregio,
viviam lunge dai Numi,
fra barlumi di tenebra
per un cammino orrido ed aspro
sia ai vivi che ai defunti.
Antistrofe quarta
Chi mai dunque fra gli uomini
non ci venera e teme,
udendo la legge fatale,
dal destino stabilita e dagli
dei sanzionata?
Privilegio antico é il nostro
che anche oggi perdura;
Onor ci compete,
in una notte perenne,
senza sole,
sotto terra costrette.