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Secondo episodio |
Secondo stasimo |
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PROLOGO
Nella prima parte della tragedia l'azione si svolge sulla
sinistra del fronte scenico, dove è raffigurato
il tempio di Apollo a Delfi. Sulla destra è
raffigurato invece il tempio di Atena ad Atene.
La Pizia apre la porta ed entra nel tempio.
Subito dopo ne esce sgomenta e tremante.
PIZIA:
Ahi! terribile a dire, e piú terribile
a vederlo, uno spettacolo mi scaccia
fuor dal tempio del Nume! INon ho più forze,
piú non mi reggo in piedi. Carponi
sono corsa via, come legate ho le gambe
È come un pargolo, una vecchia che trema!
Rimane pochi momenti in silenzio
Entro nel tempio, mi accosto all'òmfalo
vedo sulla pietra un uomo
supplice, sozzo d'un delitto: sangue
stillano ancor le mani e la spada;
e stringe un ramo di montano ulivo,
tutto avvolto di un candido vello di lana.
Ascolta, ascolta.
Davanti a costui, una strana torma
di donne dormono sopra i sedili:
no, non femmine, ma Gòrgoni
io le dirò: benché, neppure a Gòrgoni
le posso assimigliar. Dipinte
io le vidi a Finèo predar la mensa.
Ma senz'ali son queste, e nere, e tutte
lorde: con ammorbanti aliti russano,
e sozze e marce giú dai cigli colano.
E attorno al capo hanno serpi
che nessuno oserebbe portare
dinanzi a simulacri di dei o in case
di uomini. Mai vidi simile compagnia
nessuna terra potrebbe gloriarsi
di aver allevato tal gente
senza suo danno, senza averne a piangere.
Ma ora cosa accadrà?
Il possente Signor di questo tempio,
dovrà provvedere: lui solo coi suoi oracoli
può medicare e interpretare il prodigio.
Lui che solo, può purificare le case altrui.
La profetessa esce. Si spalancano
le porte del tempio e, dinanzi all'ara d'Apollo,
si vede prostrato Oreste, che stringe la spada grondante
di sangue. D'intorno a lui sono le Furie sdraiate e
addormentate.
Quasi subito, presso a lui, compare Apollo.
APOLLO:
Io non ti tradirò. Vicino o lontano,
ti assisterò sino alla fine,
e mai sarò mite con i tuoi nemici.
Guarda! Queste Furie ho infine domato:
Nessuno si congiunge con loro
né dio, né uomo, né bestia selvaggia.
Nacquerò per il male e dimorano
nel buio del Tartaro, odiate dagli uomini
e dagli dei dell'Olimpo.
Tu fuggi, e non farti cogliere da stanchezza:
ti inseguiranno sia che tu per vasti
piani sospinga l'errabondo piede,
o su le popolose isole e il pelago:
Ma giunto alla città di Pàllade,
chinati a terra
e abbraccia l'antico simulacro.
Io troverò i giudici della contesa,
le parole della persuasione e il mezzo
per liberarti per sempre da questa pena.
Fui io, lo so,
che ti indussi a colpire il seno di tua madre.
ORESTE:
Apollo signore, essere giusto sai.
Non dimenticarti di me.
APOLLO:
Ricorda! Non ti vinca la paura.
Ermete, sangue fraterno,
figlio di comune padre, veglia su di lui.
Oreste fugge, Apollo sparisce. Subito appare l'ombra
di Clitennèstra, e si rivolge alle Furie
CLITENNESTRA:
Ehi là! Dormite? E che bisogno ho io
di gente che dorme? Perché m'offendete
cosí? Anche fra i morti mi oltraggiate.
Uccisi è vero e l'oltraggio dell'accusa
mai mi abbandona. E da tutti, vergognosamente,
vo errando scacciata.
Ma il male ch'io patii dai miei piú prossimi,
che fui sgozzata per man di mio figlio,
nessun dei Numi pensa a vendicarmene.
Guarda queste mie ferite,
dentro il tuo cuore le vedi.
Eppur molti lambiste, ed io v'infusi,
libamenti di pure acque e di miele;
e v'imbandii presso la sacra fiamma
notturne àgapi, quando eran deserte
l'are d'ogni altro Nume. E tutto ciò
ora lo veggo sotto i pie' calpesto.
E quello è scampato, e fugge via come
un cerbiatto agile in mezzo alle reti
e di voi si prende gioco e vi deride.
Udite, dunque: ch'io vi parlo, inferne
Dive, con tutta l'anima: destatevi!
io nel sonno vi chiamo, io Clitennèstra.
Le Furie russano
CLITENNESTRA:
Voi russate, e quell'uom fugge, è lontano:
perché non son pari ai miei gli amici suoi!
Le Furie russano
CLITENNESTRA:
Troppo dormi, e di me non ti dài cura;
e Oreste, quei che uccise me, s'invola.
Le Furie russano
CLITENNESTRA:
Sonnecchi, russi? Non ti desti? Sbrígati!
Non sai tu dunque fare altro che mali?
Le Furie russano
CLITENNESTRA:
Stanchezza e sonno insieme congiurarono,
e la forza alla fiera idra fiaccarono.
FURIE:
Prendilo, prendilo, prendilo, prendilo!
CLITENNESTRA:
In sogno tu insegui la bestia
Come un cane latri che mai cede
all'affanno della fatica
Che fai? Stanchezza non t'abbatta!
Vedi il tuo smacco! Non t'afflosci il sonno!
Sopra lui soffia il tuo fiato sanguineo,
consumalo con l'alito, col fuoco
dei tuoi visceri, ancora inseguilo, ardilo!