Prologo

Parodo

Primo episodio

Epiparodo

Primo stasimo

Secondo episodio

Secondo stasimo

Terzo episodio

Esodo

Canto finale

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PROLOGO
Nella prima parte della tragedia l'azione si svolge sulla sinistra del fronte scenico, dove è raffigurato il tempio di Apollo a Delfi. Sulla destra è raffigurato invece il tempio di Atena ad Atene. La Pizia apre la porta ed entra nel tempio. Subito dopo ne esce sgomenta e tremante. PIZIA: Ahi! terribile a dire, e piú terribile a vederlo, uno spettacolo mi scaccia fuor dal tempio del Nume! INon ho più forze, piú non mi reggo in piedi. Carponi sono corsa via, come legate ho le gambe È come un pargolo, una vecchia che trema! Rimane pochi momenti in silenzio Entro nel tempio, mi accosto all'òmfalo vedo sulla pietra un uomo supplice, sozzo d'un delitto: sangue stillano ancor le mani e la spada; e stringe un ramo di montano ulivo, tutto avvolto di un candido vello di lana. Ascolta, ascolta. Davanti a costui, una strana torma di donne dormono sopra i sedili: no, non femmine, ma Gòrgoni io le dirò: benché, neppure a Gòrgoni le posso assimigliar. Dipinte io le vidi a Finèo predar la mensa. Ma senz'ali son queste, e nere, e tutte lorde: con ammorbanti aliti russano, e sozze e marce giú dai cigli colano. E attorno al capo hanno serpi che nessuno oserebbe portare dinanzi a simulacri di dei o in case di uomini. Mai vidi simile compagnia nessuna terra potrebbe gloriarsi di aver allevato tal gente senza suo danno, senza averne a piangere. Ma ora cosa accadrà? Il possente Signor di questo tempio, dovrà provvedere: lui solo coi suoi oracoli può medicare e interpretare il prodigio. Lui che solo, può purificare le case altrui. La profetessa esce. Si spalancano le porte del tempio e, dinanzi all'ara d'Apollo, si vede prostrato Oreste, che stringe la spada grondante di sangue. D'intorno a lui sono le Furie sdraiate e addormentate. Quasi subito, presso a lui, compare Apollo. APOLLO: Io non ti tradirò. Vicino o lontano, ti assisterò sino alla fine, e mai sarò mite con i tuoi nemici. Guarda! Queste Furie ho infine domato: Nessuno si congiunge con loro né dio, né uomo, né bestia selvaggia. Nacquerò per il male e dimorano nel buio del Tartaro, odiate dagli uomini e dagli dei dell'Olimpo. Tu fuggi, e non farti cogliere da stanchezza: ti inseguiranno sia che tu per vasti piani sospinga l'errabondo piede, o su le popolose isole e il pelago: Ma giunto alla città di Pàllade, chinati a terra e abbraccia l'antico simulacro. Io troverò i giudici della contesa, le parole della persuasione e il mezzo per liberarti per sempre da questa pena. Fui io, lo so, che ti indussi a colpire il seno di tua madre. ORESTE: Apollo signore, essere giusto sai. Non dimenticarti di me. APOLLO: Ricorda! Non ti vinca la paura. Ermete, sangue fraterno, figlio di comune padre, veglia su di lui. Oreste fugge, Apollo sparisce. Subito appare l'ombra di Clitennèstra, e si rivolge alle Furie CLITENNESTRA: Ehi là! Dormite? E che bisogno ho io di gente che dorme? Perché m'offendete cosí? Anche fra i morti mi oltraggiate. Uccisi è vero e l'oltraggio dell'accusa mai mi abbandona. E da tutti, vergognosamente, vo errando scacciata. Ma il male ch'io patii dai miei piú prossimi, che fui sgozzata per man di mio figlio, nessun dei Numi pensa a vendicarmene. Guarda queste mie ferite, dentro il tuo cuore le vedi. Eppur molti lambiste, ed io v'infusi, libamenti di pure acque e di miele; e v'imbandii presso la sacra fiamma notturne àgapi, quando eran deserte l'are d'ogni altro Nume. E tutto ciò ora lo veggo sotto i pie' calpesto. E quello è scampato, e fugge via come un cerbiatto agile in mezzo alle reti e di voi si prende gioco e vi deride. Udite, dunque: ch'io vi parlo, inferne Dive, con tutta l'anima: destatevi! io nel sonno vi chiamo, io Clitennèstra. Le Furie russano CLITENNESTRA: Voi russate, e quell'uom fugge, è lontano: perché non son pari ai miei gli amici suoi! Le Furie russano CLITENNESTRA: Troppo dormi, e di me non ti dài cura; e Oreste, quei che uccise me, s'invola. Le Furie russano CLITENNESTRA: Sonnecchi, russi? Non ti desti? Sbrígati! Non sai tu dunque fare altro che mali? Le Furie russano CLITENNESTRA: Stanchezza e sonno insieme congiurarono, e la forza alla fiera idra fiaccarono. FURIE: Prendilo, prendilo, prendilo, prendilo! CLITENNESTRA: In sogno tu insegui la bestia Come un cane latri che mai cede all'affanno della fatica Che fai? Stanchezza non t'abbatta! Vedi il tuo smacco! Non t'afflosci il sonno! Sopra lui soffia il tuo fiato sanguineo, consumalo con l'alito, col fuoco dei tuoi visceri, ancora inseguilo, ardilo!
EUMENIDI
Libera riduzione radiofonica della tragedia di Eschilo