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GUERRA E MASS MEDIA
Quello che sarebbe auspicabile che fosse evitato per il futuro - ma non ne abbiamo alcuna certezza - è l'uso indiscriminato che fu fatto all'epoca della guerra del Vietnam di un aspetto delle operazioni militari: le Operazioni psicologiche.
La campagna di disinformazione dell'opinione pubblica iniziò il 5 agosto 1964 e per bocca della più alta autorità degli Stati Uniti: il Presidente. Continuò da parte delle Forze armate Usa ingannando la stampa con documentazioni video false prodotte dagli addetti alle operazioni psicologiche e fatte distribuire dagli uffici stampa ai giornalisti, alcuni perfino compiacenti.
L'appoggio alla guerra dato dalle grandi reti televisive (ABC, CBS, NBC) rese tutto più facile, costringendo isolati giornalisti indipendenti alla ricerca della verità autonomamente. Filmati falsi venivano regolarmente prodotti e distribuiti alle emittenti televisive locali che non avevano corrispondenti in Vietnam.
Purtroppo, in questa nuova visione della informazione spettacolo anche la stampa, talvolta, ha le sue responsabilità: la commovente immagine del cormorano ricoperto di petrolio durante la guerra del Golfo fu realizzata prelevando un volatile da uno zoo e ricoprendolo di pece. Ma non è l'unico episodio: la storia dei mezzi di comunicazione è piena di falsi. Quello che l'opinione pubblica invece si aspetta è che sia rispettato quanto è scritto nella risoluzione nr. 59 dell'Onu: "L'informazione è un diritto fondamentale dell'uomo e la pietra di paragone di tutte le libertà".
Oggi il Vietnam, dopo due milioni di morti, decenni di conflitti, milioni di dollari spesi per uccidere, migliaia di menzogne è ancora una Nazione povera in cui ogni giorno quasi la metà della popolazione non sa cosa mangiare.
Giovanni Bernardi
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