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RUANDA E BURUNDI: CARTOLINE DALL'INFERNO
La guerra che ha insanguinato Ruanda e Burundi, coinvolgendo poi anche Tanzania e Zaire,
è stata teatro di uno dei massacri più vasti dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il Burundi è un Paese del Centro
Africa, grande come la Sicilia, ed è uno dei Paesi più poveri del mondo. La popolazione, sei milioni di abitanti, era divisa in hutu (85%) e
tutsi (14%): il restante 1% sono pigmei.
Ma la strage è iniziata nel
1994 in Ruanda, dove gli hutu hanno incominciato a massacrare i tutsi. Poi la violenza si è estesa in Burundi, dove i tutsi, anche se in minoranza, ma al potere, hanno iniziato a vendicarsi di quanto subito in
Ruanda. Risultato: centinaia di migliata di persone in fuga, campì profughi organizzati alla meno peggio, coinvolgimento delle due nazioni di
confine, Tanzania e Zaire. E nello Zaire, in particolare, si è riversata
una fiumana di hutu che non volevano più saperne di tornare indietro.
Poi anche in quest'ultimo Paese bande armate tutsi hanno iniziato ad
attaccare i campi dei rifugiati...
Come si spiega questo massacro tribale? L'odio è sufficiente a dar
conto del genocidio? No, la verità è che in Ruanda e in Burundi la questione etnica, che pure esiste, è stata strumentalizzata per fini economici e politici: l'obiettivo dei ribelli tutsi era di creare una specie di
Tutsiland, una federazione tra Ruanda, Burundi e magari anche il vici no Uganda. Perché la vera posta in gioco è che questa regione risulta
un crocevia ricchissimo di materie prime: diamanti, oro, argento, uranio.
E qui si scontrano anche le aree di interesse francesi e america-
ne: questi Paesi, una volta sotto controllo francese, stanno passando
sotto l'influenza americana. Per fermare i massacri intervenne una forza militare internazionale sotto la bandiera dell'ONU. Ma i problemi sono rimasti.
E la situazione può esplodere nuovamente.
Alessandro Pasi,
Il Pianeta insanguinato,
De Agostini, Novara, 2000
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