BOMBE SU AL JAZEERA
incidente involontario?
Aveva mandato in onda un servizio alle 5,10 del mattino: «E' la
calma che precede la tempesta, o le due parti si danno una breve
tregua? E' una calma inspiegabile», esordiva da Baghdad Tareq Ayoub,
corrispondente di Al Jazeera. Poco dopo la tempesta arriva: un attacco
aereo prende di mira gli uffici della tv satellitare araba, non
lontano dal ministero dell'informazione, accanto alla redazione
di Abi Dhabi Tv. Tareq Ayoub è colpito in pieno, muore poco dopo
in ospedale. Ferito anche il cameraman Zohair al-Iraqi. Poi l'attacco
al Palestine Hotel. «Noi non prendiamo
parte a questa guerra, siamo solo giornalisti»: visibilmente scosso,
Tayssir Allouni, noto corrispondente di Al Jazeera, dà la notizia
dagli schermi tv. Commenta: «Crediamo che la reale vittima è il
giornalismo e l'integrità professionale»: si riferisce all'attacco
contro tutti i reporter, e ai propri. «Che sia stato per caso o
in seguito a un atto deliberato, il martire Tareq Ayoub ha raggiunto
gli altri martiri della libertà d'informazione».
Tareq
Ayoub, 35 anni, giordano, lascia una figlia di un anno;
lavorava dal '98 per Al Jazeera.
La direzione di Al Jazeera dice di aver comunicato prima della guerra al Pentagono l'ubicazione dei propri uffici in Iraq. La tv con sede in Qatar e quella di Abu Dhabi sono i soli due media che avevano negoziato con le autorità irachene e ottenuto il permesso di avere uffici propri, mentre le altre tv hanno avuto obbligo di lavorare al ministero dell'informazione (ma pochi giorni fa sono stati tutti trasferiti al Palestine Hotel). Ora i loro uffici sono di fatto sulla linea del fronte, così come l'Hotel Palestine. Questo spiega l'appello lanciato dal corrispondente di Abu Dhabi Tv: la Croce Rossa internazionale aiuti a evacuare il personale da Baghdad, 27 persone tra giornalisti e tecnici, sotto il fuoco incrociato.
Se l'attacco contro i giornalisti a Baghdad ha sollevato ovunque proteste ed emozione, l'attacco contro Al Jazeera ha suscitato un vero shock nei paesi arabi. Nessuno crede a un errore involontario. La rete è stata criticata da Usa e Gran Bretagna per aver mandato in onda le immagini con i prigionieri di guerra americani, o quelle di civili iracheni vittime delle bombe e dei combattimenti. Così il sindacato dei giornalisti giordani ha convocato una manifestazione immmediata davanti alla sede del sindacato, a Amman, con cartelli come: «E' questa la libertà di parola che avete portato con le vostre bombe?». A Beirut il ministro libanese dell'informazione dice che agirà per processare i militari Usa davanti al Tribunale internazionale per gli attacchi alla libertà di stampa: ha sostenuto che questi attacchi «sono determinati dalla volontà di agire a Baghdad senza testimoni, per completare l'opera di macelleria».
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