WEB NEWS: I WARBLOGS
Nascono i blog dei militari inviati nelle zone
di guerra. Come quello del "Soldato Smash" (www.lt-smash.us),
un riservista della marina americana mandato nel Golfo a dicembre
che racconta la vita quotidiana degli ultimi giorni, dai pessimi
pasti serviti alla mensa alla fatica di arrivare a sera: "Si
lavora 13-14 ore al giorno. E' da Natale che non abbiamo avuto un
break". Per il soldato Will, 29 anni, esperto di armi non convenzionali,
l'avventura è appena cominciata. Ha descritto la sua vigilia
scrivendo a un amico, che ha pubblicato (e continuerà a farlo)
le e-mail sul suo blog (http://rooba.net/will/). Per i militari
americani, infatti, comunicare è molto semplice: nelle basi
hanno accesso a Internet e alla posta elettronica. Con una sola,
ovvia, limitazione: nessuna descrizione del luogo preciso e della
missione svolta.
E' in viaggio anche Christopher Allbritton. Ha
33 anni ed è stato reporter dell'Associates Press e del New
York Daily News. E' stato inviato in Iraq durante la prima guerra
del Golfo. Stavolta ha deciso di andarci per conto proprio. Così
ha lanciato sul suo blog (www.back-to-iraq.com) una raccolta di
fondi per finanziare la sua spedizione. In poche settimane gli sono
arrivati più di diecimila dollari. E stasera atterrerà
ad Ankara. "Mi collegherò a Internet con il telefonino
satellitare", racconta alla vigilia della partenza. "Sì
sono nervoso, ma credo che andrà bene. Mi sposterò
dal Kurdistan iracheno verso Bagdad. E cercherò di descrivere
l'impatto della guerra sulla popolazione civile. Non mi interessano
le grandi battaglie".
Ci sono poi i racconti indiretti. Quelli dei blogger
che hanno deciso di parlare della guerra a distanza, segnalando
in tempo quasi reale le notizie che arrivano dalle tv satellitari
di tutto il mondo o dalle migliaia di giornali online. In alcuni
casi, come accade per Warblogs:cc , unendo le forze
e mettendo su i "blog di blog", alimentati a turno per
garantire aggiornamenti 24 ore su 24. Un fenomeno che spiazza. Perché
nel mare magnum dei blog è spesso difficile distinguere il
vero dal falso, l'informazione dalla partigianeria, le notizie censurate
da quelle inventate. Ma soprattutto perché i blog mettono
in discussione il ruolo dei media tradizionali. Che stanno a guardare.
E in alcuni casi fanno retromarcia. Pochi giorni fa la Cnn ha infatti
chiesto al suo inviato nel Nord Iraq Kevin Sites di bloccare il
suo blog (www.kevinsites.net). Le sue ultime parole in rete sono
state: "Cari lettori, mi è stato chiesto di sospendere
il mio blog di guerra per un po'. E' stata una grande esperienza
essere il vostro testimone".
g.mola@repubblica.it (27 marzo
2003)
|