LA RIFORMA AGRARIA
La riforma agraria è stata obbiettivo comune di quasi tutti i movimenti rivoluzionari, di ispirazione socialista, che si sono affermati nel corso del XIX secolo.
Nel 1932 anche la Spagna diede avvio alla riforma agraria: la legge investiva l'insieme delle strutture agrarie e incideva perciò non solo sulla distribuzione delle terre, ma anche sulle diverse tipologie aziendali, sui contratti agrari e sul lavoro agricolo in generale.
Le maggiori modifiche che la riforma introdusse nella struttura del mondo rurale, furono sopratutto quelle relative alla distribuzione delle terre in quanto, sino ad allora, nella penisola iberica una esiguea percentuale di proprietari possedeva la maggior parte delle terre, mentre la maggior parte dei contadini ne era sprovvista.
In alcune province solo 10.000 proprietari possedevano da soli 8.200.000 ettari, cioè il 69% della superficie totale e queste terre, inoltre, erano poco o per niente coltivate; allo stesso tempo su 800.000 famiglie contadine solo 100.000 avevano sufficiente terra per vivere dei loro lavoro.
La riforma fu preparata da massiccie lotte che videro il proletariato agricolo spagnolo in primo piano: dal 1931 numerosi e continui furono gli scioperi e le occupazioni delle terre e l'apice di questi eventi si ebbe durante la rivolta delle Asturie del 1934 .
In seguito la legge, molto approssimativa nei contenuti e nelle modalità di applicazione, subì molteplici e contraddittorie modifiche, le quali non solo scontentarono i contadini poveri, ma indussero parte degli imprenditori spagnoli e delle grandi compagnie straniere presenti nel Paese ad andarsene, impoverendo ulteriormente una nazione già in crisi.
a cura di Andrea Garufi.