Guerre arabo-israeliane combattute tra lo Stato di Israele e i paesi arabi confinanti (in particolare Egitto, Giordania e Siria)
1.
PRIMA GUERRA ARABO-ISRAELIANA
Chiamata dagli israeliani
"guerra d'indipendenza".
Subito dopo la proclamazione
dello stato di Israele, il 14 maggio 1948, esso fu attaccato dagli eserciti
di Egitto, Siria, Giordania, Libano e Iraq. Mentre l'Haganah, l'organizzazione
militare sionista costituita nel periodo del mandato, era scarsamente equipaggiata,
i paesi arabi disponevano di truppe regolari. Tuttavia, a causa dei contrasti
interni ai singoli paesi, Israele riuscì a neutralizzare rapidamente
l'attacco. Il 1° giugno, su pressione dell'ONU, fu stipulato un armistizio.
Nelle settimane seguenti Israele potè rafforzare sensibilmente le
proprie forze armate, ribattezzate ZahaI, e la controffensiva (ottobre
1948 - gennaio 1949) inflisse agli arabi una pesante sconfitta. Il 24 febbraio
1949 l'Egitto concluse con Israele un armistizio, cui entro il luglio aderirono
gli altri paesi arabi. Alla fine del conflitto, Israele controllava un
territorio molto più vasto di quello stabilito dal piano di spartizione
delle Nazioni Unite. La Palestina orientale (Cisgiordania) fu affidata
all'amministrazione della Giordania, la striscia di Gaza a quella egiziana.
2.
SECONDA GUERRA ARABO-ISRAELIANA
Detta anche "guerra del
Sinai".
Quando nel luglio 1956 fu decretata la nazionalizzazione della Compagnia del canale di Suez, Inghilterra e Francia decisero un intervento armato contro l'Egitto, per difendere la libertà del Canale, vale a dire i propri interessi economici, secondo lo stile del vecchio colonialismo europeo. Israele, sollecitata dalle due potenze, attaccò il 29 ottobre l'Egitto, occupando Gaza e il Sinai; il giorno dopo si verificò l'intervento armato di Francia e Inghilterra. Il coinvolgimento di USA e URSS sembrava inevitabile, ma le due superpotenze e l'ONU condannarono l'impresa: sia Israele sia le truppe anglo-francesi dovettero abbandonare il suolo egiziano e il successo militare di Israele
e dei due paesi europei si tramutò quindi in una vittoria politica
dell'Egitto nei confronti delle ex potenze coloniali.
3.
TERZA GUERRA ARABO-ISRAELIANA
Detta anche "guerra dei
Sei giorni".
Il blocco egiziano del golfo
di Aqaba (maggio 1967) e la presenza di truppe egiziane, giordane e siriane
sul confine israeliano furono per Israele l'occasione per scatenare una
guerra contro gli stati arabi confinanti. Il primo giorno, il 5 giugno
1967, l'intera flotta aerea araba venne annientata e nei cinque giorni
seguenti l'esercito israeliano attaccò le truppe di terra e conquistò
la strìscia di Gaza, la Cisgiordania, compresa la parte araba della
città di Gerusalemme, la penisola del Sinai e le alture del Golan
in Siria. A causa della sconfitta, il 9 giugno il presidente egiziano Gamal
Abd el-Nasser si dimise. Nel novembre successivo le Nazioni Unite reagirono
alla vittoria israeliana con la risoluzione 242, in cui chiedevano il ritiro
di Israele dai terrìtori occupati e il reciproco riconoscimento
della sovranità di tutti gli stati della regione. La risoluzione
cadde completamente nel vuoto.
4.
QUARTA GUERRA ARABO-ISRAELIANA
Nota come "guerra del
Kippur".
Nel 1973 le truppe egiziane
e siriane attaccarono Israele nel giorno della festa ebraica di Yom Kippur.
Grazie alla sorpresa, Siria ed Egitto registrarono inizialmente considerevoli
successi, rispettivamente sulle alture del Golan e nella penisola del Sinai.
Con gli ingenti aiuti militari provenienti dagli Stati Uniti, Israele riuscì
a capovolgere le sorti della guerra. Tuttavia, su pressione dell'Unione
Sovietica e degli statunitensi, gli israeliani dovettero interrompere l'offensiva
(risoluzione 338 dell'ONU). In questa occasione i paesi arabi sfruttarono
a fondo il loro cruciale peso economico: infatti, con il boicottaggio delle
forniture di petrolio, costrinsero i paesi industrializzati occidentali
a modificare la loro politica in Medio Oriente.
5.
QUINTA GUERRA ARABO-ISRAELIANA
Combattuta nel 1982 soprattutto
in Libano dove, dopo l'espulsione dalla Giordania, si era stabilita la
sede dell'OLP e dove si erano concentrati, in campi che costituivano anche
basi operative per la guerriglia antiisraeliana, la maggior parte
dei profughi palestinesi. Da lì infatti partivano continue incursioni
contro i centri abitati israeliani. L'assassinio dell'ambasciatore
israeliano a Londra fu il pretesto colto da Israele per invadere il Libano
(6 giugno 1982), accerchiando l'OLP a Beirut ovest. Al successo libanese, seguì
il sostegno statunitense e l'assoluta indifferenza internazionale di fronte
all'invasione di un paese da sempre pacifico e neutrale.
Alla fine di agosto, l'OLP fu costretta a ritirarsi dal Libano e costituì
un nuovo quartier generale a Tunisi. In Libano l'intervento israeliano
scatenò uno scontro tra opposte fazioni politico-religiose, ciascuna
sostenuta da un paese confinante, che si tradusse in una sanguinosa
guerra civile.
6.
PRIMA INTIFADA
Il 7 Dicembre del 1987 in un incidente stradale con un mezzo israeliano muoiono due palestinesi, inizia l'Intifada (in arabo il termine significa propriamente "risveglio"). La rivolta é inizialmente largamente spontanea e coglie di sorpresa la stessa direzione palestinese che impiegherą mesi per riprendere il controllo degli avvenimenti. L'Intifada rappresenta l'episodio di lotta palestinese pił importante dalla rivolta del 1936/39. Il costo in vite umane sarą altissimo.
7.
SECONDA INTIFADA
Il 28 settembre 2000, in un clima di forte tensione, per le commemorazioni dei massacri di Sabra e Chatila, Ariel Sharon (uno dei responsabili del massacro di Sabra e Chatila) si reca in visita, con un folto seguito di poliziotti, alla Spianata delle Moschee. Ne seguono gravi incidenti: il giorno seguente l'esercito apre il fuoco e uccide 7 palestinesi, tra questi, un bambino; linciaggio di due israeliani nelle mani della polizia palestinese a Ramallah; distruzione della Tomba di Giuseppe a Nablus, ecc. Nelle settimane successive i morti saranno oltre cento. Gli scontri si estendono anche ai villaggi palestinesi all'interno di Israele e ai confini con il Libano dove gli Hezbollah fanno prigionieri tre soldati e un alto ufficiale israeliani. Saltano tutti i tentativi di tregua e il 4 di Ottobre anche il vertice di Parigi finisce senza alcun accordo. Barak pone un ultimatum di 48 ore per il ritorno alla normalitą, ma la seconda Intifada continua: questa volta però la rivolta non viene condotta solo con le pietre e sempre più numerosi si fanno gli atti di terrorismo contro la popolazione civile israeliana da parte di giovani kamikaze palestinesi.