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RADIO, LINGUA E LINGUAGGIO RADIOFONICO Nell’uso comune non distinguiamo i significati delle parole “lingua” e “linguaggio”. Nello specifico, quando parliamo di linguaggio radiofonico, intendiamo il modo, lo stile di fare i programmi radiofonici, cioè la forma espressiva attraverso la quale, facendo ricorso alla parola, ai suoni e ai rumori, lo speaker di turno conduce la comunicazione con il pubblico ascoltatore. Il linguaggio può essere di vari tipi: pittorico, musicale, dei segni, fotografico, scritto, parlato, ecc.. Il linguaggio radiofonico è essenzialmente parlato, non potendo lo speaker servirsi di immagini, gestualità, mimica ed espressione del viso, ma solo della sua voce. Approfondiamo allora gli strumenti di cui può servirsi chi usa solo la voce, per suscitare nell’ascoltatore le stesse reazioni che, in media di massa differenti - come cinema e televisione, con la potenza delle loro immagini - sono suscitate da uno spettro molto più ampio di stimoli. Una stessa frase può essere pronunciata in modi diversi, a seconda della “coloritura espressiva”, comunemente detta “tono di voce”, che cambia in base a varianti facoltative individuali, non necessariamente intenzionali. Varianti sono i cosiddetti qualificatori verbali: Una stessa frase può essere detta con voce rotta dall’emozione, oppure piangendo o ridendo, in tal caso si parla di differenziatori verbali. Vengono invece detti identificatori verbali i suoni, mugolii o mugugni, spesso intercalati alla parola, che hanno avuto una precisa codificazione scritta nei fumetti (eh, uhm, ahi, aaah, mhmm). |
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