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SCATTO MORTALE?

La fotografia è diventata uno dei principali meccanismi per provare qualcosa, per dare una sembianza di partecipazione. Un'inserzione pubblicitaria a piena pagina mostra un gruppetto di persone accalcate che sbirciano dalla fotografia. Tutti, tranne uno, paiono sbalorditi, eccitati, sconvolti. Quello che ha un'espressione diversa ha una macchina fotografica accostata all'occhio; sembra padrone di sé e quasi sorride. Mentre gli altri sono spettatori passivi e palesemente allarmati, il possesso di una macchina ha trasformato una persona in qualcosa di attivo, in un voyeur: soltanto lui domina la situazione. Che cosa guardano queste persone? Non lo sappiamo. Ma non ha importanza. È un evento, qualcosa che val la pena vedere, e quindi fotografare.

... Come l'automobile, la macchina fotografica viene venduta come arma predatrice, automatizzata il più possibile e pronta a scattare. La gente si aspetta una tecnologia facile e invisibile. I fabbricanti garantiscono alla loro clientela che fotografare non richiede né capacità particolari né conoscenze approfondite, che la macchina sa far tutto da sola e risponde alla più piccola pressione della volontà. È semplice come girare la chiavetta d'accensione o premere il grilletto. Come le pistole e le auto, gli apparecchi fotografici sono macchine fantastiche il cui uso crea assuefazione. Tuttavia, nonostante le stravaganze del linguaggio quotidiano e di quello pubblicitario, non sono letali. Nell'iperbole che lancia le automobili come se fossero pistole, c'è almeno questo di vero: che, tranne che in tempo di guerra, le auto uccidono più delle armi da fuoco. Ma la macchina fotografica-pistola non uccide, e quindi questa sinistra metafora sembra puramente un bluff, come la fantasia maschile di avere tra le gambe una pistola, un coltello o un utensile. Tuttavia l'atto di fare una fotografia ha qualcosa di predatorio. Fotografare una persona equivale a violarla, vedendola come essa non può mai vedersi, avendone una conoscenza che essa non può mai avere; equivale a trasformarla in oggetto che può essere simbolicamente posseduto. Come la macchina fotografica è una sublimazione della pistola, fotografare qualcuno è un omicidio sublimato, un omicidio in sordina, proprio di un'epoca triste, spaventata.

LA FONTE
Susan Sontag da Sulla fotografia Einaudi, Torino, 1978.
DIZIONARIO.
RIEPILOGO
  • 1827: prima fotografia, di Niepce, ottenuta utilizzando nella camera obscura una lastra di peltro a sali d’argento.