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I dagherrotipi, che da Louis Daguerre presero il nome, pur nella loro fragilità e difficoltà di esecuzione, erano il più fedele specchio della natura che l'uomo avesse inventato. Il procedimento di Daguerre venne presentato il 19 agosto 1839 in una seduta dell'Accademia francese delle scienze e, in seguito, in un volume dal titolo "La storia e la descrizione del processo denominato dagherrotipia". Louis Daguerre si affiancò a Niepce in questa ricerca: scoprì nel 1835 che i vapori di mercurio "sviluppavano" le immagini latenti (già fissate sulla lastra ma ancora invisibili) e che una soluzione di comune sale da cucina aveva la facoltà di fissarle (1837): una lastra metallica o di cuoio veniva ricoperta di uno strato di ioduro d'argento e quindi esposta in una fotocamera, l'immagine latente veniva sviluppata per azione dei vapori di mercurio e, infine, fissata con un bagno in una soluzione di iposolfito di sodio. Niepce e Daguerre producevano immagini uniche e irripetibili perché in positivo. Mancava ancora un elemento che avrebbe motivato il successo della fotografia: la possibilità di riprodurre in numero illimitato le immagini grazie al negativo fotografico. |
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