• Il programma del biennio di Geostoria, è strutturato sull’insegnamento della Storia Contemporanea e fa parte integrante del progetto di sperimentazione del biennio approvato nell’anno scolastico 1989/90 dal Ministero e votato con delibera del Collegio Docenti il 20 aprile 1989.
I DOCUMENTI

Il curricolo di Storia contemporanea e Geografia
Obiettivi e criteri della proposta
La necessità di un'area storico sociale
Storia, Geografia, Scienze sociali nel curriculum
Le ragioni della Storia contemporanea
Perché l'area storico sociale?
IL PIANO DI LAVORO - anno 1990

Il questionario d'ingresso
Classi prime
Classi seconde
Il questionario finale

Alcune specificità


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

IL CURRICOLO DI STORIA CONTEMPORANEA E GEOGRAFIA

Una programmazione di storia contemporanea presenta caratteristiche e problemi particolari:

  •  la difficoltà di "storicizzare" cioè l'aver a che fare con processi ancora in corso rispetto ai quali è difficile avere sufficiente distanziamento e costruire modelli esplicativi “in fieri".
  •  La difficoltà ad individuare, nella complessità degli eventi, i processi principali, quelli portatori di un senso che superi l'immediatezza e che rappresenti l'intelaiatura dell'interpretazione storica futura.
  •  L'osclillazione tra cronaca e storia e la necessità di estrapolare all'interno del sensazionalìsmo dei mass-media una linea di intelleggibilità.
  •  La necessità quindi di reperire, scegliere, classificare, montare, razionalizzare le fonti comprese quelle orali contemporaneamente sovraabbondanti ed elusive.
  •  L’aver a che fare con prospettive temporali che vanifícano l'ormaì tradizio nale scansione tra tempi lunghissimi/lunghi/medi.  Assistiamo intanto (ma questo è possibile dirlo forse di qualsiasi periodo alla compresenza di più epoche nel presente.  La persistenza di civiltà di tipo preistorico (come gli Indios dell'Amazzonia) anche se le caratteristiche dell'economia mondo attuale probabilmente sta portando all'estinzìone totale di queste isole.  La sfasatura tecnologica tra Terzo mondo, Europa, America e la compre senza all'interno di uno stesso paese o addirittura città di stadi diversi (pensiamo alle bidonvilles tante megalopoli).


Ma il dato più caratteristico del presente è la peculiare accelerazione del tempo con la rapidità delle trasformazioni.
Questa diversa scansione temporale rende difficile "periodizzare" la storia con temporanea, individuando gli elementi di fondo e di continuità delle diverse società.
Se le difficoltà sono così numerose, vale la pena di impegnarsi in una costruzione di una programmazione di storia contemporanea?  Si può rispondere di sì per varie ragioni.

Senza voler ripetere tutto quanto è stato detto sulla “destrutturazione temporale dei giovanì", possiamo sicuramente riconoscere nel cittadino attuale, ed in particolare nei ragazzi, una difficoltà di orientamento anche nel presente.  In questo senso una programmazione di storia contemporanea costringe in primo luogo gli insegnanti a chiedersi che cosa significhi oggi possedere e comunicare una coscienza critica, non fondata su ideologie forti, ma su abilità di lettura dei dati e interpretazione delle fonti.

Questo significa utilizzare i mass-media (radio, cinema, televisione, quotidiani, libri) non come fruizione passiva, che propone spesso un interpretazione preconfezionata, ma con domande attive, problematizzanti che sono in grado di smontare "gli eventi".
Questa operazione dovrebbe aiutare anche a distinguere i piani: quelli su cui è possibile avere solo un giudizio critico e quelli in cui è anche possibile operare per una trasformazione.

Nell'accezione ideale storia come comprensione e storia come insieme di soggetto/attivo agente dovrebbero tornare a coincidere.
Si tratta di passare da un insegnamento della storia a taglio esclusivamente retrospettivo (lo studio del passato come oggetto già dato) ad un insegnamento del “presente come storia", come studio dei rapporti fra presente e passato. (Bloch)
In questo senso ci auguriamo che rappresenti un contributo al dibattito in corso sulla riforma dei programmi del biennio nella direzione di correlare il momento storiografico (consapevolezza scientifica e ideologico/culturale) con quello didattico.  Ogni ricostruzione storica va accompagnata dalla coscienza dei materiali, degli strumenti, dell'operazioni intellettuali utilizzate.  In sostanza, come dice Mattozzi, l'educazione storica dovrebbe produrre oltre che conoscenze anche abitudini analitiche che possano essere riassunte in:

               1) distinguere fra parti descrittive e parti metodologithe. 

               2) un habitus di ricerca pronto a scattare di fronte alle scansioni problematiche.

               3) Il rigoroso rinvio a pezze d'appoggio per sostenere le proprie tesi.

              4) la capacità di lettura e sondaggio delle fonti.

              5) la capacità di costruire coerenti argomentazioni senza confondere i piani del discorso.

Questo vale sia che il biennio resti la fase d'avvio della scuola superiore, sia che diventi la fase conclusiva della scuola dell'obbligo. 
A maggior ragione in quest'ultimo caso la scelta programmatoria più appropriata sarebbe lo studio della storia contemporanea con un insegnamento impostato in modo da comportare l'analisi del presente come stratificazione anche di "passati" di diversa profondità. (L'incomprensione del passato nasce in fin dei conti dall'ignoranza del presente.  Bloch.)
Ulteriori spunti per quanto riguarda la parte metodologica che comunque andrà approfondita:

  • pluralità delle fonti
  •  rilevazione d'immagini
  • livelli descrittivi e livelli di ricerca
  • costruzione dell'avvenimento storico (come la cronaca diventa storia) 
  •  saper anche utilizzare ed integrare strumenti di altre scienze sociali.
Per concludere, se l'obiettivo della formazione storica nella media inferiore può essere il passaggio graduale del "senso comune storico" appartenente a tutti (es. il concetto spontaneo di "castello") al senso comune storiografico che consente la comunicazione tra storia e non storia (es. il concetto storiografico convenzionale di castello e di feudo), il biennio può affrontare il mondo contemporaneo nell'ottica della planetarizzazione della storia. 
Se nella scuola media inferiore i programmi indicano che l'allievo si misuri con sequenze storiche ordinate cronologicamente per arrivare a individuare temi e problemi costituiscono il punto di partenza, adeguatamente contestualizzati questo permette un'operatività più raffinata; il triennio può poi avvicinarsi maggiormente alle questioni anche teoriche poste dalla storiografia attuale.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

OBIETTIVI E CRITERI DELLA PROPOSTA

Alla fine del biennio lo studente dovrebbe possedere alcune abilità di lettura:

  • della realtà contemporanea, grazie all'intreccio di chiavi interaretative,”macrogeografiche" (il carattere mondiale dell'economia e la planetarizzazione dei problemi e dell'interdipendenza e "micro" (analisi in profondità di singole situazioni sociali e fenomeni); 
  • al possesso di capacità di analisi delle società in termini di strutture sociali, economiche, politiche, culturali in senso ampio (cultura materiale, immaginario, simboli). 
  • Deve inoltre acquisire capacità di problematizzazione storiografica (reperimento, classificazione, montaggio, confronto ed interpretazione delle fonti in vista di uno o più problemi significanti, di confronto tra tesi ed ipotesi).
  • Deve possedere categorie storiografiche adeguate (spazio, tempo, fatto storico, spiegazione, modelli), la concettualizzazione e la terminologia specifica adeguata.
Le unità quindi faranno riferimento a quadri spaziali diversificati: 
  • avranno una gradualità di abilità disciplinari.
  • si utilizzeranno fonti e materiali molto diversificati (manografia,dati statistici, libri di testo, quotidiani, films, fonti orali ecc.)
  • saranno previsti momenti "strumentali" e storie settoriali (economiche, demografiche ecc.)
Nella definizione di un programma di storia contemporanea per il biennio può essere utile tenere distínte e presenti nello stesso tempo alcune considerazioni:
a) il modello narrativo non è l'unico nè il più efficace modello di presentazione e di comunicazione dei contenuti al fine di trasmettere la conoscenza di quadri storici generali di ríferiemnto;
b) conoscere le strutture e relazioni interne proprie di determinate realtà storiche e conoscere la genesi di queste realtà sono due esigenze cognitive distinte e non necessariamente interdipendenti;
c) l'acquisizione e l'uso di categorie temporali non possono essere ridotti allo studio della svolgimento cronologico di fatti collocati nella linea del tempo;
d) cogliere il presente come storia, percepire sè stessi come soggetti attivi in una realtà dotata di spessore temporale, in un contesto di persistenze e di mutamenti, sono atteggiamenti e comportamenti che vanno stimolati ed esercitati attraverso una pratica didattica coerente.
L'alternativa alla storia generale con taglio cronologico-narrativo può essere cercata in un approccio che:
a) definisca una o più ipotesi di lettura di problemì e contraddizioni del presente visti nei loro aspetti di continuità/discontinuità con il passato;
b) individui su questa base "casi" che abbiano valore esemplificativo e si prestino allo loro utilizzazione per il raggiungimento di una serie definita e graduata di obiettivi cognitivi e socio-affettivi;
c) realizzi un equilibrio tra diverse scale spaziali, diverse durate temporali, diversi tipi di storia;
d) colleghi l'approfondimento  dei "casi" chiusi con adeguati riferimenti ai quadrì storici complessivi   in cui essi si collocano; 
e) indichi su quali terreni è possibile e necessaria un'integrazione con l'insegnamento di scienze sociali.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

CARATTERISTICHE E OBIETTIVI GENERALI DEL BIENNIO: LA NECESSITA' DI UN’AREA STORICO SOCIALE
 

Un biennio che si ponga come fascia terminale dell'obbligo a 16 anni comporta una revisione di tutta la scuola superiore e una riconsiderazione della scuola media:
A)   il Biennio deve porsi il problema della continuità (intesa come superamento degli elementi più negativi della discontinuità nei due cicli: dìversìtà di approccio metodologico, psicopedagogico, disciplinare, valutativo; ripetizione inerziale di pezzi di curriculum verticale come nel caso della storia antica), conservando invece una unità di metodo che procede progressivamentee a spirale. 
In sintesi il biennio si integra con la media in termini di cosolidamento di abilità e capacità nel quadro di un processo di alfabetizzazione, e nello stesso tempo deve trovare una sua specificità (tenendo conto anche della delicatezza del periodo in cui si collocano alti tassi di abbandono). 
   Ciò comporta: 
1. finalizzazione della formazione al sistematico incremento della dimensione del pensiero logico-formale;
2. progressivo determinarsi di spazi finalizzati ad esperienze di autogestione di attività;
3. ricerca di continue interazioni con la realtà sociale intesa come luogo di lettura e interpretazione di bisogni sociali, di elaborazione culturale di concrete strategie di risposta;
4. necessità di stimolare l'emergere di forme di autoprogettazione della propria vita.

B) Il biennio deve eessere unitario, specifico, orientativo, propedeutico.  Esso deve rappresentare il segmento terminale della scuola dell'obbligo con un salto di qualità che gli permetta di essere ponte per il triennio.  L'Area Comune deve fornire una "formazione culturale di base", contenere cioè "quanto è necessario che conosca l'individuo nel momento storico dato e nell'area geo/politica cui appartiene.... indipendentemente dalla specifica attività che svolge sul piano lavorativo" (M.Corda Costa in "Scuola Democratica" 1983 n.3-4, pg.36). La funzione orientativa del biennio si precisa in rapporto ai caratteri di terminalità e propedeuticità non solo come guida alla scelta di professioni o indirizzi di studio, ma anche come attività rivolta a favorire le potenzialità individuali ed a specificare e chiarire le capacità e gli interessi dello studente.
C) Il biennio deve assolvere a una istanza di:

  • omogeneizzazìone culturale, intesa come promozione dell'uguaglianza di opportunità nel possesso e nello utilizzo di strumenti logico/concettualì formali;
  • alfabetìzzazione culturale che riguarda cioè l'acquisizione di conoscenze, capacità, strumenti, modelli etico sociali che permettano di orientarsi nella società attuale.  Vanno contemperati quindi l'aspetto formativo e di apprendimento, obiettivi cognitivi e socio/affettivi.  Per riassumere in una formula: un "contratto educativo" basato sui livelli del conoscere, esistere, fare.
In quest'ottica importante salvaguardare:
1. unitarietà di un progetto culturale/formativo;
2. un sufficiente equilibrio tra aree culturali in funzione degli obiettivi cognitivi e formativi di ciascuna di esse;
3. una struttura progettuale dell'area comune non riconducibile a mosaico di discipline parcellizzate;
4. la valenza formativa da realizzare attraverso una adeguata scelta e l'impostazione didattica delle discipline dell’area comune e attraverso una ristretta area orientativa che possa anche prevedere opzioni, purchè non condizionanti ma strutturati in senso formativo e metodologico;
5. la ricerca di modalità idonee a rendere più produttiva la scuola nella fase terminale dell’obbligo.
 In questa direzione ci sembra fondamentale un discorso di aree disciplinari e culturali, che superi una mera giusta opposizione e un allienamento di disciplìne.  Questo perchè dobrebbero diventare patrimonio anche delle superiori una revisione epistemologica e una riflessione sulle discipline per indagarne la struttura, i modi specifici in cui contribuiscono a strutturare il sapere e il pensiero, la loro valenza formativa, la contiguità/sovrapposizione di categorie, metodi e campi di indagine.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

STORIA , GEOGRAFIA, SCIENZE SOCIALI NEL CURRICULUM
 

Per quanto riguarda Storia pensiamo che tutti i processi di revisione epistemo logica e storiografica vadano nel senso di farne un'area specifica, l'area delle scienze storico/sociali.
Soltanto un rigurgito "umanistico" può portare ancora a pensare di abbinare Storia con Italiano.  Le due aree hanno sicuramente terreni comuni che si collocano sul versante dell'analisi del linguaggio, delle modalità di lettura testuale, ma le categorie della Storia (spazio storico, tempo, fonte, modello di spiegazione) sono il risultato di forme di apprendimento e di metodologie specifiche. 

Se ciò viene riconosciuto a livello dei nuovi programmi della scuola elementare (dove si parla di uno specifico curriculum di educazione temporale), non si capisce come mai lo si debba negare alle superiori dove semmai è più forte la richiesta di una specializzazione disciplinare.  Messa in crisi la concezione della Storia come momento dello Spirito unico irripetibile e quindi non indagabile, riconosciutone ormai, dalle "Annales" in poi, il carattere di scienza sociale (di scienza che indaga con proprie metodologie, parzialmente abbinabili a quelle che stanno alla base di ogni indagine scientifica, come ad es. classificazione, inferenze, ipotesi, modelli di spiegazione), superata la distinzione fra storia (ciò che è realmente accaduto) e storiografia (la ricostruzione intellettuale), vogliamo prendere atto che la disciplina storica ha propri metodi, strumenti, campi tematici che la portano semmai ad incrociarsi con altre scienze sociali (economia, demografia, sociologìa, statistica, geografia antropica) e non ad Italiano?  A meno che non si ritenga che basti parlare di “dimensione storica della letteratura" per inventare gemellaggi negati da chiunque conosca la disciplina storica e le scienze del linguaggio.

"Introdurre come area a se stante quella storico/sociale significa interrompere il tradizionale (e oggi non più sostenibile) abbinamento delle discipline storiche con quelle linguistico-letterarie (con la conseguente contrapposizione tra cultura umanistico-letteraria e cultura sceintifico-matematico-naturalistica) e rivendicare una valenza scientifica non solo alla matematica e alle scienze della natura, ma anche e distintamente alle discipline linguistico-espressive e a quelle storico-socialì, evidenziando il ruolo che oggi va assegnato, nella formazione di base comune a tutti, alle scienze sociali " (relazione Palmerì in "Il Biennio nella Scuola Secondaria Superiore", IRRSAE Lombardia-Mursia 1988, pg.45). 
Del resto l’epistemologia tende oggi a superare le rigide definizioni di stampo positivistico delle scienze classiche come le uniche capaci di avere regole oggettive di sviluppo senza residui soggettivi.
In ogni campo del sapere si riconosce l'importanza del soggetto, del punto di vista, e del "pregiudizio" dell'errore, del caso, come parte inscindibile del corpo scientifíco.

Possiamo quindi dire che rivendicare un’area storico-sociale, cosa che fra l'altro molte scuole sperimentali praticano da tempo, appare come una delle più importanti innovazioni da Gentile in poi.  Questa innovazione è il segnale che all'impronta culturale tradizionale di tipo umanistico, rivolta per lo più ad una esercitazione retorica sul passato, si vuole sostituire un impianto culturale nuovo a definire il quale concorrono più aree disciplinari.  Solo la presenza di più assi culturali può infatti garantire una strumentazìone adeguata per capire il presente senza appiattirsi su di esso e per conoscere il passato in una prospettiva critica.
Detto questo, resta comunque aperto il problema di come organizzare questa area.  Per conto nostro stiamo provvedendo ad una trasformazione del curriculum di Storia del biennio che tra l’altro dovrebbe più facilmente permettere l'integrazione con altre discipline dell’area storico-sociale.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

LE RAGIONI DELLA STORIA CONTEMPORANEA.
 

Ribadiamo che questa programmazione vuole essere un contributo, in quanto scuola sperimentale che si rinnova nelle strutture e nelle ipotesi culturali, al dibattito aperto sul ruolo della storia e delle scienze sociali nel biennio. 
Le nostre opzioni vanno nel senso di privilegiare la storia contemporanea oltre che per tutte le motivazioni già espresse  (vedi cap. 2 ) e per la speranza che la scuola in prospettiva riesca a costruire un curriculum verticale ed integrato nei suoi vari ordini, senza inutili ripetizioni cicliche (ci rifacciamo a tutte le posizioni di questo tipo già espresse in sede di commissione ministeriale: Brusa, Gusso, ecc.) anche perché ci sembra una precisa indicazione venuta dalle stesse sedi istituzionali.

In questo senso infatti si è espresso il M.P.I. Mattarella nella sede del convegno Educazione alla Mondialità a Milano nell’autunno '89, invitando a fare entrare nella scuola nuovi modelli culturali che nascano dalle mutate realtà sociali, per diminuire il divario sempre crescente tra scuola e società.  Si deve creare quindi nuova cultura e conoscenza partendo dalle trasformazioni in atto che hanno carattere strutturale (la nascita per esempio di società multietniche, di problemi legati alla convivenza di storie e culture diverse che necessariamente portano a riconsiderare il senso stesso della storia non più confinabile in angustie regionali e nazionali). 
Ci sembra che l’area geo/storico sociale possa essere l’avamposto di questo lavoro; inoltre sempre rifacendosi alle indicazioni emerse nelle sedi già citate, ci sembra importante la rifondazione di valori relativi alla crescita di sé stessi si nel gruppo e nel la dimensione sociale, acquisendo le l'abilità, le competenze e le motivazioni per costruirsi come cittadino attivo.

Poiché non esiste un testo e dei testi di storia e geografia che permettano un percorso flessibile e adatto al raggiungimento degli obiettivi, che consideriamo centrali nell'ottica di un biennio unitario, abbiamo costruito tanti testi monografici, prendendo e assemblando materiali diversi fino a costruire un libro funzionale alla programmazione.  Questo permette un'adeguata varietà e graduazione dì materiali o anche di abbinare tutte le volte che lo si ritenga opportuno esercitazioni didattiche di vario tipo per rendere il lavoro operativo e costruire abilità storiografiche.  Inoltre quando sia possibile facciamo ricorso anche ad altri media (films, video, quotidiani, riviste) considerando che oggi gli strumenti di un apprendimento storico non passano solo attraverso il libro di testa.  Infine il nostro lavoro è volto a far considerare il materiale fornito come un vero e proprio libro che gli studenti devono saper manipolare e gestire.

In base a questa premessa, la programmazione di storia e geografia dando esecuzione alle linee di revisione già illustrate (vedi allegato), nell'ottica della costruzione di un'area storico/sociale aventi le finalità e gli obiettivi anche essi già enunciati, si articola in quattro unità di lavoro per ogni anno (4 per il secondo).
Ognuna dì queste affronta un tema, suddiviso in sotto temi scanditi in momenti dì riflessione e lavoro didattico.  Prevede il possesso di alcuni prerequisiti, si conclude con varie verifiche e ha una scansione temporale definita.  Ogni unità si richiama a ciò che è stato fondato nella precedente e anticipa le problematiche della successiva.  Tutte sono state precedute da un test d’ingresso volto ad indagare atteggiamenti, conoscenze, abilità, elementi di metodo relativi alla disciplina.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

PERCHÉ L'AREA STORICO/SOCIALE? 
 

Nel momento in cui si va al rinnovo del progetto per l'intera scuola ci sembra utile proporre alcune ragioni per la costruzione di quest'area in modo integrato nel biennio e nel triennio.

          In questo ultimo decennio ci sembra sia maggioritaria la figura dello studente prima, del cittadino poi senza "sapere sociale".  Ad una fase di “ideologizzazione" di tutti i dati della realtà, ne è seguita un'altra caratterizzata da una parcellizzazione e specializzazione dei "linguaggi" e dei saperi assunti solo nella loro valenza tecnicista.  Ci sembra che anche i progetti di riforma ministeriale vadano nella direzione di dare nel migliore dei casi somma si saperi parziali, rinunciando a geni ipotesi di formazione critica, per creare figure non professionalizzante ma funzionari ad una richiesta polivalente "tecnicista" ed "efficientista". 

Figure cioè che gestiscano un sapere tecnico ma non sociale, separato dal momento decisionale ed estranee alle finalità delle tecniche che maneggiano. Di questi saperi con c'è il "collante" rappresentato da un soggetto che cresce contemporaneamente nei processi di conoscenza e nella sua capacità di costruire una visione del mondo, in grado di riconoscere i meccanismi sociali e produttivi che orientano le scelte tecniche.  Questo scollamento ci sembra porti da una parte all'affermarsi di una tipologia e di un movimento degli studenti sempre più "marginale" alla società e che di questa marginalità ed estraneità fa il suo contenuto centrale e dall'altra ad una scuola sempre più svuotata di significati sia per insegnanti che per studenti in cui è sempre più labile riconoscersi un ruolo e sempre più difficile trovare sia valori che conoscenza intesa come indagine critica, come capacità di problematizzare.

Si ignorano inoltre tutti i bisogni formativi propri di questa fascia d'età che attraversa tutta l'adolescenza e vede il porsi di domande centrali sul proprio essere individuale e sociale.  Stranamente l'aspetto formativo della scuola sembra debba arrestarsi alla soglia della scuola superiore i cui insegnanti si sentono esonerati dal possedere queste competenze.

L'area storico sociale dovrebbe costruire questo passaggio offrendo una proposta culturale e metodologica che aiuti a conoscere ed agire meccanismi della vita associata a partire da quelli più immediati come il gruppo classe e la scuola à quelli più generali, ad orientarsi nella realtà sociale ed economica, a capire i principali fenomeni in cui siamo immersi e che contribuiscono a creare la propria identità, a cogliere la dimensione storica in cui si svolge la vota individuale, a costruire categorie interpretative sempre più complesse e staccate da identificazioni stereotipe, meccanicistiche e indette dai vissuti famigliari e sociali più immediati.  Una proposta che aiuti a costruire una visione del mondo come punto d'incrocio della capacità di usare strumenti d'analisi "scientifici", di maneggiare modelli interpretativi ma anche di prendere posizione, di riconoscere il carattere l'orientato" di ogni punto di vista, la capacità cioè di fondere osservazione empirica, modelli interpretativi, teorie. Una proposta che riduca lo "scarto" tra "cultura" dello studente e "cultura" della scuola, che riduca l'appiattimento temporale di cui in genere gli studenti sono portatori per dialettizzare passato e presente.
Non ci sembra quindi che quest'area sia un l'optional" particolarmente futile in un istituto tecnico anche sperimentale  nel migliore dei casi “una pezza" del patchwork del sapere ma il tessuto stesso su cui gli altri saperi si innestano.

        Non è quindi auspicabile andare a un rinnovo del progetto in cui le discipline continuino a svolgere una funzione separata e il centro del dibattito sia sul numero delle ore da assegnare a ciascuna materia senza che si discuta qua le figura terminale si vuole creare, che cosa voglia dire conoscere e usare linguaggi in modo critico. Non c'è nessun accenno a un discorso di saperi integrati mentre la tendenziale riduzione di un'area comune porta a privilegiare solo la parte applicativa della conoscenza.
  Pensiamo viceversa che l’area storico sociale dovrebbe essere il background comune a tutti gli ordini di scuola. 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

CLASSI PRIME. QUESTIONARIO DI INGRESSO
 

1. ATTEGGIAMENTO.

1.1. Scegli tra queste definizioni di storia quella che condividi di più:

   a) la storia è narrazione degli eventi passati della vita degli uomini.
   b) il rapporto passato/presente
   c) ricostruzione attraverso i documenti del passato in rapporto al presente
   d) altre

1.2. Consideri la storia una disciplina: 
 

a) noiosa
b) interessante ma inutile
c) inutile
d) utile ma noiosa
e) interessante e utile
f) altro

 

1.3. Quale periodo, quale processo, quale avvenimento storico ti interessano di più?

1.4. Quale periodo storico tra quelli che hai studiato ti interesserebbe riprendere al biennio?

1.5    Nel tuo ambiente familiare senti parlare prevalentemente di argomenti storici
 
 

a) nel dialogo coi tuoi genitori
b) nel dialogo coi nonni
c) nelle trasmissioni televisive
d) in occasione di alcune ricorrenze
e) in occasione di visite a musei, castelli, chiese
f) non ne senti parlare

2. METODI
 

2. l. I tuoi strumenti di lavoro nella c-cuda media sono stati

prevalentemente (due scelte)
 

a) libri di testo uguali per tutta la classe
b) più strumenti (enciclopedie atlanti, giornali/rivíste, fotocopie)
c) audiovisivi( diapositive, films, trasmissioni)
d) visite a musei, archivi, mostre, monumenti
e) altre

 
 

2.2. Le tue esperienze di lavoro sono state (due scelte)
 

a) prevalentemente orali
h) prevalentemente scritte (riassunti, questionari, grafici, cartelloni)
c) orali e scritti
d) individuali per lo più
e) prevalentemente a gruppi

 

3. ABILITA' TEMPORALI
 

3.1. Durate

Quanto dura l'impero Romano?
Quanto dura il Neolitico?

3.2. Anteriorità e posteriorità: delle seguenti coppie chi viene prima e chi dopo?

guerre persiane/guerra di Troia
amigdala/spada
caccia raccolta/agricoltura
Concilio di Trento/Riforma protestante

3.3. Periodizzazione

 Indica il nome e la durata dei periodi in cui gli storici tradizionalmente dividono la storia.

3.4. Cronologie

Fai corrispondere alle seguenti informazioni la cronologia corrispondente:
 
 

a) epoca napoleonica
b) regime fascista in Italia
c) età del risorgimento italiano
d) età giolittiana
e) periodo della resistenza italiana
1903-1914; 1943-1945; 1799-1815; 1820-1848; 1999-1945.

4. SPAZIO

4.1. Fai corrispondere al dato storico, Impero Romano, le aree geografiche corrispettive 
       (1 scelta).
 

a) Africa mediterranea, Europa mediterranea, Estremo oriente, Medio Oriente.
b) Europa continentale, Medio Oriente, India, Africa mediterranea.
c) Europa mediterranea, Medio Oriente, Africa centrale, Indiá.
d) Africa centrale, Europa mediterranea, Africa mediterranea.
e) Medio Oriente, Europa continentale, Europa mediterranea, Africa mediterranea.
f)  non so

4.2. Fai corrispondere ai seguenti avvenimenti lo spazio corrispondente:
 

a) rivoluzione industriale
b) un paese della seconda rivoluzione industriale
c) nazismo
d) guerra di secessione
e) paesi americani conquistati dalla Spagna

5. METODO STORICO

5.1. Elenca almeno tre scienze che possono aiutare il lavoro dello storico:

5.2. Quali sono secondo te le fonti per ricostruire:
 

a) la preistoria
b) la storia antica
c) la storia moderna
d) la storia contemporanea
5.3. Quali documenti appartengono solo alla storia contemporanea?

6. CONCETTI

6.1 Def'inisci:
 

a) monarchia
b) democrazia
c) Medio Evo
d) società nomade
e) rivoluzione industriale

7. CAUSE

7.1. Dato come causa l'evento A quale evento B è una conseguenza possibile e immediata?
 


A guerra 
B1 aumento della popolazione
B2 crescita dell'industria pesante
B3 sviluppo agricolo
B4 benessere sociale

A1 innovazione tecnologica 
B1 carestia
B2 aumento dei prezzi
B3 aumento della produzione
B4 aumento della fatica fisica

A2 carestia 
B1 aumento della popolazione
B2 diminuzione dei prezzi agricoli
B3 diminuzione delle malattie
B4 emigrazioni


 

7.2 Collega con delle frecce le cause B indicate a destra con le loro conseguenze A elencate a sinistra:
 

A il prezzo scende                        B la quantità di merce richiesta diminuisce
 

A1   il prezzo rimane invariato        B1 la quantità di merce richiesta aumenta
 

A2    il prezzo aumenta                 B2 la quantità di merce richiesta rimane uguale


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

CLASSI PRIME. IL PROGRAMMA
 
 

I NORD E I SUD DEL MONDO
- Indice
- L'argomento
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
- Indice
- L'argomento
LO SVILUPPO INDUSTRIALE IN ITALIA NEL '900
- Indice
- L'argomento
PRODUZIONI INDUSTRIALI, CONSUMI DI MASSA E AMBIENTE
- Indice
GENESI ED EVOLUZIONE DEL FENOMENO MAFIOSO: 1860 - 1990
- Indice
- L'argomento

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

CLASSI SECONDE. IL PROGRAMMA
 
 

COLONIZZAZIONE E DECOLONIZZAZIONE
- Indice
- L'argomento
ANGOLA: UN PAESE A SVILUPPO BLOCCATO
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QUESTIONARIO FINALE PER IL BIENNIO.

Dai una definizione di storia alla luce del programma di geostoria svolto nel biennio.

Giudìchi il programma svolto:
      - noioso
      - interessante ma inutile
      - inutile
      - utile ma noioso
      - interessante e utile
      - altro

Quale argomento svolto ti ha interessato di più?  Perchè?

Il programma svolto ti ha aiutato a comprendere meglio alcuni problemi della realtà attuale?  Se sì fai degli esempi.  Se no, spiega il perchè.

Questo programma ha modificato i tuoi atteggiamenti rispetto a:

       - rapporto con i mezzi dì informazione
       - attenzione a quello che succede
       - capacità di formulare giudizi autonomi

Ritieni che questo programma abbia contribuito a mutare tuoi giudizi precedenti su alcuni argomenti trattati ?

Quali osservazioni critiche ritieni di poter fare sul programma svolto riguardo a :

        -      metodo di lavoro
        -      materiali proposti ( scelta degli argomenti, complessità, lunghezza,  leggibilità) 
 

Quali proposte sugli stessi punti della domanda precedente?

Con quali altr discipline tu ritieni che l'insegnamento della storia possa realizzare proficui collegamenti?

Cosa ne pensi dell'uso di films come materiale didattico per la storia?

Cosa ti aspetti dall'insegnamento della storia?