Altrimenti
Ecco perché ai conflitti sociali si sostituiscono l'affermazione di differenze assolute e il rigetto totale dell'altro. Coloro che credono, con Francis Fukuyama, nel consenso finalmente raggiunto, alla fine della storia e dei grandi dibattiti ideologici e politici, ora che i comunismi sono stati eliminati e screditati quanto i fascismi, commettono il più grande degli errori: mai i conflitti sono stati tanto globali, al punto che il mondo oggi è colmo di crociate e di lotte a morte più che di conflitti politicamente negoziabili. Da un lato vediamo affermarsi l'egemonia di un Occidente che si giudica universalista e che distrugge culture e nazioni, che condanna all'estinzione specie animali o vegetali in nome delle sue tecniche e del loro successo; dall'altro si sviluppa un anti-eurocentrismo che cade facilmente in un differenzialismo aggressivo, carico di razzismo e di odio.
Il secolo che sta per aprirsi sarà dominato dalla questione nazionale, come l'Ottocento è stato dominato dalla questione sociale. Molti paesi dell'Europa occidentale e dell'America settentrionale conoscono oggi reazioni nazionalistiche, sociali o politiche che si oppongono all'apertura della società, all'arrivo degli emigrati come all'inserimento in un insieme europeo o mondiale. Viceversa, la cultura e le imprese che si dicono globali o mondiali sono troppo spesso americane per non costituire elementi di una politica di potere o anche d'egemonia. In ogni parte del mondo, è palese la lacerazione tra un universalismo arrogante e alcuni particolarismi aggressivi. Il principale problema politico consiste e consisterà nel limitare questo conflitto totale, nel ripristinare valori comuni tra interessi contrapposti. (A. Touraine. "Critica della modernità". Il Saggiatore, Milano 1993. Pp.375-376) |